Respiro, consapevolezza ed intelligenza emotiva
“Ciao come stai?” 9 volte su 10 la nostra risposta è “bene!”
ma è veramente così? Spesso la risposta è automatica, quasi ci vergognassimo di riconoscere ed esprimere il nostro reale stato d’animo; e questo non ci da la possibilità di diventare consapevoli del nostro mondo interiore. Il motivo di tale comportamento, a mio avviso è soprattutto culturale; viviamo in una società che per secoli ci ha insegnato quanto può essere “sconveniente” entrare in contatto con la propria interiorità e tantomeno condividerla, anche con persone vicine a noi. Dobbiamo dimostrare di essere sempre forti, invulnerabili e competitivi, spesso assecondando le aspettative altrui. Tuttavia, la nostra crescita e felicità, dipenderà in gran parte da quanto, nel corso della vita, saremo in grado di riconoscere le nostre emozioni, integrando vulnerabilità e fragilità. Privarci della possibilità di ascoltare e comprendere il movimento emotivo che si manifesta in noi, ci porterà verso l’attuazione di comportamenti disfunzionali, atti a distogliere la nostra attenzione proprio dal nostro sistema emozionale. Comportamenti legati al giudizio verso se stessi e gli altri, al cibo, all’alcool, all’eccessiva attività fisica e non, ecc.
Per effetto dei condizionamenti, spesso involontari, fin da piccoli iniziamo progressivamente a costruire e vivere in una personale zona di comfort, rinunciando però a importanti parti di noi, pur di essere accettati, riconosciuti ed amati dagli altri. Da questo punto di vista la zona di comfort può essere definita come uno spazio di “sofferenza sostenibile” che riusciamo a sopportare e gestire, pur di non entrare in contatto con le emozioni come rabbia, paura e tristezza che non abbiamo mai imparato a conoscere e gestire pienamente, ma che in realtà avrebbero molto da dire su di noi, la nostra natura e la nostra crescita. In questa situazione il potere personale, che è collegato alla dimensione del “sentire interiore”, inizia progressivamente a passare da noi agli altri. Non saper riconoscere, comprendere e gestire adeguatamente le nostre emozioni ci pone nella condizione di essere manipolabili e controllabili, a qualsiasi livello. D’altro canto invece, riconoscere e comprendere la nostra vulnerabilità è il primo passo per una reale crescita personale.
Il Respiro e la meditazione
Esistono semplici tecniche che ci permettono di rientrare progressivamente in contatto con la nostra parte più profonda ed essenziale, grazie alla quale riusciamo ad osservare le nostre emozioni e la nostra identità. Sono antiche pratiche originarie di civiltà orientali profondamente consapevoli che la natura umana è costituita da materia e spirito, dimensioni integrate dalla mente, attraverso l’attività cognitiva ed emozionale. La componente spirituale, non è da intendersi legata a qualche fede o religione particolare, ma esprime quella parte di noi che è pura coscienza consapevole, che sta alla base ed è interconnessa con la nostra personalità, che è integrata in essa; una forma di energia molto sottile che però oggi fatichiamo a riconoscere.
L’etimologia mette in risalto come le parole SPIRITO e respiro, derivanti dal latino, riportino entrambe ai termini alito e vento, come parti essenziali e incorporee dell’essere umano.
Ogni pratica meditativa, compresa la recente Mindfullness e il più antico Yoga al quale si ispira, sono basate sull’utilizzo consapevole del Respiro.
Esiste una forma di energia sottile, estremamente creativa, che tutti conosciamo ed utilizziamo continuamente anche in maniera inconsapevole; si tratta dell’attenzione. Dove mettiamo la nostra energia sottoforma di attenzione, attiviamo il processo immaginativo e creativo. Per attenzione non si intende solo quella mentale, ma anche e soprattutto quella sensoriale, che ha a che fare con il nostro corpo, la parte di noi che è sempre a contatto con l’esperienza presente. Da questa prospettiva, il nostro corpo può essere considerato un’efficace ancora che ci tiene saldi nella presenza. E’ molto importante comprendere che la sola attenzione mentale non è sufficiente, perchè la mente, condizionata dal passato e dal futuro, di rado è pienamente presente nel “tempo senza tempo” del “qui ed ora”; rimanendo quindi limitata dalla conoscenza già acquisita, in balia di ricordi e rimpianti del passato, oppure di ansie ed aspettative, frutto di proiezioni mentali nel futuro. Con l’allenamento, possiamo usufruire dell’attenzione che si origina ed è orientata dalla nostra essenza, creando attorno a noi tutto ciò che ci è utile a conseguire il nostro intento esistenziale, momento per momento.
Respirare consapevolmente significa porre sul flusso del respiro la nostra energia sottoforma di attenzione psico-corporea, facendolo così diventare consapevole. La consapevolezza, della quale oggi si parla molto, scambiandola però spesso per conoscenza, è in realtà uno stato dell’essere, e come tale ha più a che fare con il comprendere piuttosto che con il conoscere. La consapevolezza è espressione di quella nostra parte essenziale che, attraverso le esperienze riconosce se stessa e diviene consapevole di essere eterna e onnipresente, nel qui ed ora. Nel comprendere questo passaggio, che nei primi approcci può sembrare complesso, possiamo dire che solo la consapevolezza può essere pienamente consapevole di se stessa.
Consapevole di cosa quindi?
Nella dimensione materiale, inspirando prendiamo l’ossigeno che ci permette di nutrire le nostre cellule, garantendo il corretto funzionamento dell’organismo, ma contemporaneamente, in quella spirituale, prendiamo dall’universo l’energia vitale che nutre la nostra essenza e permette l’esperienza di riconoscerci nell’essere pura coscienza. Espirando eliminiamo gran parte delle tossine che il nostro organismo produce attraverso l’attività metabolica, e nello stesso tempo lasciamo andare, un passo alla volta, tutte le cariche energetiche che hanno offuscato il nostro essere; scarti derivanti dalla trasformazione dell’energia contenuta e bloccata all’interno delle tensioni emozionali e corporee, derivanti in buona parte da condizionamenti esterni di vario genere, causa ed effetto di comportamenti disfunzionali, convinzioni limitanti, ed il persistere di emozioni deprivanti come rabbia, paura, ansia, tristezza. Il Respiro consapevole ci riporta al nostro centro, ci riporta a casa.
Oggi si parla molto di respiro, forse perché se ne intuisce la potenzialità al di la dell’aspetto fisiologico, ed anche la scienza ne sperimenta gli effetti positivi sulla salute psicofisica delle persone.
Da piccoli però nessuno ci ha mai spiegato come respirare affinché il respiro continuasse a svolgere, nel corso della vita, la sua naturale funzione di mantenerci in contatto con il nostro mondo interiore.
Quando nasciamo, respiriamo naturalmente in modo profondo, completo e circolare; siamo costantemente presenti a noi stessi. Viviamo in un costante ed abbondante flusso di respiro e le onde cerebrali con cui funziona la nostra mente in evoluzione sono molto lente e questo ci mantiene in contatto e congruenti con noi stessi, come accade nei profondi stati di meditazione, che poi possiamo sperimentare da adulti. Crescendo, siamo sempre più assorbiti dalla cultura di riferimento; dapprima i genitori, poi i parenti, gli educatori, gli amici, le istituzioni e la società in genere. Tutte entità alle quali progressivamente aderiamo e con le quali ci identifichiamo e che condizioneranno la nostra esistenza. Uno dei primi condizionamenti che sperimentiamo è legato proprio alla funzione respiratoria; da bambini, ad esempio, al primo improvviso, inatteso e severo rimprovero che ci arriva dai genitori, la nostra reazione è quella di interrompere per qualche istante il processo respiratorio, causando in noi un imprinting. Il respiro rimane bloccato a causa della paura provata. Bloccare il respiro ci serve infatti per porre un argine all’emozione provata, che da piccoli sentiamo di non poter reggere, con l’effetto però di limitare la nostra vitalità, sovente fastidiosa per il mondo adulto. Crescendo e per tutta la vita, rimane lo stesso imprinting, difronte ad un evento che ci fa provare paura, fermiamo istintivamente il respiro per abbassarne l’intensità percepita. Ciò accade non soltanto per eventi che mettono veramente a rischio la nostra incolumità, ma anche e soprattutto per quelli che percepiamo possano mettere a rischio quella psicologica, quella che ha a che fare con la nostra identità e l’immagine che abbiamo di noi stessi.
Respirare poco diventa così un modo per sentire poco e crea le condizioni per non riconoscere la nostra dimensione emozionale, identificandoci con essa e diventandone “vittime”. Respirare poco diviene anche un modo per abbassare la nostra energia vitale ed adeguarci “al meglio” al mondo esterno.
Il Respiro e le emozioni
La parola emozione deriva dal verbo latino “emovere” che significa rimuovere, trasportare fuori, scuotere. L’emozione è quell’entità psicologica, direttamente collegata al corpo, che ci permette di vivere, muovere, scegliere, compiere azioni; il movimento emozionale è una corrente energetica che scorre da dentro a fuori; bloccare le emozioni, reprimerle, significa bloccare la nostra energia vitale e conseguentemente bloccare o ridurre il flusso di respiro e viceversa, favorendo l’insorgere di eventi psico-somatici. Perché dunque non dedicare tempo ed energie per comprendere e trasformare le nostre emozioni tornando a respirare in modo pieno e profondo? Ogni emozione che proviamo, in particolar modo quelle che erroneamente abbiamo imparato a definire negative come rabbia, paura e tristezza, sono in realtà nostre alleate.
Quante volte ci siamo vergognati di aver provato queste emozioni? Anche la vergogna è una emozione a carica negativa, perchè anch’essa ci sottrae energia vitale, ci spinge ad assumere atteggiamenti disfunzionali, come ad esempio il compiacere o il ribellarci, atti a farci apparire ciò che non siamo; atteggiamenti che compensano la nostra difficoltà di sentire e stare nell’emozione del momento. Le emozioni in realtà sono dei campanelli di allarme, delle alleate, messaggere che ci indicano che qualcosa nella nostra vita non è congruente con le nostre parti più intime come i valori, l’identità o ancora più profondamente con la nostra essenza.
Se esplorate, le emozioni possono renderci disponibili grandi quantità di energia vitale creativa trasformandole a nostro favore, ad esempio: la rabbia in determinazione, la paura in prudenza e coraggio e la tristezza in introspezione e saggezza. Esplorare la nostre emozioni, riconoscendole negli accadimenti quotidiani della nostra vita è un efficace strumento di crescita personale che si realizza attraverso l’espansione della consapevolezza di ciò che siamo realmente.
Da una prospettiva olistica, ci sono due sinergiche porte di accesso per esplorare le emozioni: una cognitiva, attraverso la relazione di aiuto cattraverso il percorso di COUNSELING INTEGRALE, esprimendo ciò che ci fa soffrire e ci limita; ed una fisico-energetica, attraverso pratiche meditative e corporee di riequilibrio energetico, come ad esempio il Respiro Consapevole e il più specifico RESPIRO CONSAPEVOLE INTEGRALE, che richiede l’accompagnamento di operatori preparati, e il BOM! – la meditazione in movimento.
Le nostre emozioni, un esercizio pratico per riconoscerle.
Il primo passo è diventare abili nel riconoscere le emozioni in noi.
Lo scopo dell’esercizio è quello di affinare la sensibilità nel riconoscere ciò che si prova, per iniziare un processo di riconnessione con il proprio sentire. In un ambiente tranquillo, chiudete gli occhi ed entrate delicatamente nel vostro spazio interiore. Ascoltate il vostro corpo per qualche istante e semplicemente chiedetevi: Come sto?, Come mi sento? Non vale rispondere bene;-)… perché bene spesso è una abitudine e una strategia per non sentire le proprie emozioni.
In questo esercizio è molto importante identificare con la maggior precisione possibile il termine che descrive al meglio il vostro stato d’animo.
Riporto di seguito alcuni termini suddivisi per tipologia di emozione e sentimenti, energeticamente depotenzianti o potenzianti, nei quali potreste identificare quelli giusti per voi, ma ne esistono molti altri. Una volta riconosciuta l’emozione, sempre ad occhi chiusi, provate e percepire se si manifesta, anche sottilmente, in qualche zona del vostro corpo. Allenatevi così nel mantenere l’attenzione verso l’interno, ad ascoltarvi. Semplicemente restate ad osservare, a sentire senza giudizio, come un osservatore oggettivo. (Lo stesso esercizio può essere svolto riportando volontariamente alla memoria e rivivendo le emozioni di un particolare evento del passato. Anche se l’evento è lontano nel tempo, le emozioni sono “vive” oggi e condizionano il presente). Ripetete più volte al giorno questo esercizio, individuate e permettetevi di sentire le emozioni e i sentimenti in contesti e situazioni diverse, sempre che ne abbiate la possibilità, ricordando che è comunque possibile far ricorso alla memoria.
Emozioni Depotenzianti – RABBIA: Arrabbiato, Ostile, Rancoroso, Risentito, Nervoso – IMBARAZZO: Imbarazzato, Confuso, Disorientato, provo Vergogna – DISGUSTO: Disgustato, provo Disprezzo, Indignazione, Scandalizzato – PAURA: Impaurito, Preoccupato, Vulnerabile, Sospettoso, Pessimista – STUPORE: Stupito, Attonito, Esterefatto, Scioccato, Sconcertato – TRISTEZZA: Triste, Addolorato, Malinconico, Disperato, Abbattuto, Affranto.
Sentimenti Potenzianti– GIOIA: Divertito, Allegro, in Estasi, Entusiasta, Euforico – ENERGIA: provo Benessere, Entusiasmo, Vitalità, Fiero, Radioso, Trepidante – CONNESSIONE: provo Affetto, Amore, Caloroso, Commosso, Grato, Riconoscente – STUPORE: Curioso, Meravigliato, Attratto, Incuriosito, Ispirato – PRESENZA: Attento, Centrato, Connesso, Presente, Sicuro – SPERANZA: Fiducioso, al Sicuro, Aperto, Motivato, Trepidante, Disponibile.
l’onda del Respiro, un esercizio pratico per migliorare respirazione e presenza.
Mi piace definire il nostro respiro originario come il Respiro a Onda: inizia l’inspirazione dalla pancia grazie all’abbassamento del diaframma, il flusso d’aria arriva poi al torace, espandendo la cassa toracica in profondità e lateralmente, per poi arrivare nella parte alta delle spalle, toccando le clavicole. L’onda rientra poi con il processo inverso: si abbassano le spalle, si sgonfia la cassa toracica e poi l’addome, il diaframma si rilassa e l’ombelico si riavvicina alla colonna vertebrale. Il ciclo poi riparte…
Distesi ad occhi chiusi portate la mano all’altezza dell’ombelico e fate una inspirazione pensando di espandere un palloncino in quella zona. Ripetete il gesto con la zona corrispondente alla bocca dello stomaco e poi con il petto.
Ricominciate dall’ombelico e continuate questo ciclo per una decina di volte. Successivamente per altre dieci volte inspirate così: in una sola inspirazione, dal basso verso l’alto, gonfiate la parte bassa per 1/3 dell’inspirazione, poi media per un altro terzo, poi alta il terzo restante, che riempie completamente i polmoni. Con l’occhio interiore seguite il percorso del respiro, aiutandovi le prime volte con la mano, anche per individuare le persistenti zone di rigidità. La mano accarezza il torace, seguendo l’onda del respiro mentre sale nell’inspirazione dal basso verso l’alto e scende nell’inspirazione, dall’alto verso il basso. State sperimentando il respiro completo e profondo!
Per aiutarvi ulteriormente, potete immaginare questa onda che scendendo scioglie le tensioni emotive, e porta via con se ansie e preoccupazioni, purificando affondo ogni parte dell’essere. Nel suono del respiro potete ritrovare il rumore del mare, con il quale vi fondete e rilassate profondamente. (esercizio tratto da Intelligenza emotiva e Respiro di Alessandro D’Orlando – ed. Amrita)
Riccardo Filippini
Counselor Integrale e Operatore BreathWork
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